Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Roma, 29 gennaio 2003 PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà. MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, questo provvedimento che la maggioranza di centrodestra si accinge ad approvare con il voto radicalmente contrario di tutte le opposizioni, sia dei gruppi dell'Ulivo sia del gruppo di Rifondazione comunista, suscita una particolarissima preoccupazione sia per quanto riguarda i profili di merito, sia per quanto riguarda i profili di costituzionalità. Qualche collega potrebbe dire che è inopportuno richiamare le questioni di costituzionalità, visto che la stessa maggioranza di centrodestra questa mattina ha respinto la pregiudiziale di costituzionalità che abbiamo presentato, a mia prima firma, insieme a tutti i gruppi (dell'Ulivo e di Rifondazione comunista) e che è stata illustrata in quest'aula puntualmente dal collega Sergio Mattarella. Ebbene, non credo - signor Presidente e colleghi - che ciò sia inopportuno, perché ho già detto più volte nel corso del dibattito (e lo ripeto anche in questa dichiarazione di voto finale, ovviamente contrario) che se questa proposta di legge entrerà in vigore (dopo che sarà eventualmente approvata dal Senato; vi è quindi ancora un'occasione di ripensamento) vi saranno dei possibili potenziali deputati, che saranno stati candidati nelle liste (in questo caso mi riferisco all'opposizione) dei Democratici di sinistra, della Margherita o anche di Rifondazione comunista, i quali potranno ricorrere alla magistratura ordinaria. Qui, infatti, non siamo più negli interna corporis, non è più competenza della Giunta delle elezioni in quanto, con una legge che modifica le regole del gioco elettorale, usciamo da quella che possiamo chiamare l'autodichia della Camera dei deputati in questa materia. Quindi, ci saranno dei candidati - che avrebbero pieno titolo ad essere proclamati eletti come membri della Camera dei deputati, in base alle leggi elettorali vigenti - che potranno ricorrere alla magistratura ordinaria, sollevando in quella sede la questione di costituzionalità e mi pare che il fatto che tale questione di costituzionalità non sia manifestamente infondata e irrilevante sia, ictu oculi, rilevabile. Dunque, il monito che rinnovo in questa dichiarazione di voto finale contraria al provvedimento in esame richiama, ancora una volta, la violazione della Costituzione con riferimento agli articoli 1, 3 e 48. Credo che, nella storia del Parlamento e delle leggi elettorali di questo paese che si sono succedute nel tempo, non sia mai avvenuto - ritengo che ciò che sta avvenendo sia un unicum storico ed istituzionale - che un Parlamento della Repubblica abbia approvato una modifica alla legge elettorale che viene applicata retroattivamente agli effetti delle elezioni politiche, che si sono già svolte il 13 maggio del 2001. Penso che mai nessun Parlamento, non solo di questa Repubblica ma di uno Stato di diritto e democratico, abbia osato tanto, modificando con effetto retroattivo, dopo la celebrazione delle elezioni politiche, le regole del gioco elettorale sulla base delle quali le stesse elezioni si sono svolte. Così, vi sono due effetti perversi. Con la «truffa legalizzata» - insisto sul sostantivo «truffa» e anche sull'aggettivo «legalizzata» - dell'aggiramento sistematico del meccanismo dello scorporo, attraverso il ricorso sistematico e smodato alle liste civetta, le forze politiche della Casa delle libertà - che, comunque, in base ai risultati del 13 maggio 2001, avrebbero vinto le elezioni, non sto mettendo in discussione questo - hanno ottenuto alcune decine di deputati in più perché non hanno pagato l'effetto dello scorporo degli eletti sull'uninominale, che si scarica sulle liste proporzionali collegate. Avendo scaricato lo scorporo sulle liste civetta, le forze politiche della Casa delle libertà non hanno pagato quel prezzo e, quindi, con questa «truffa legalizzata», hanno guadagnato un numero consistente di deputati in più. E ciò è avvenuto il 13 maggio del 2001. Ma, con questa modifica della legge elettorale, si modificano le stesse norme che hanno caratterizzato le elezioni del 13 maggio 2001, al fine di «incassare» ulteriori deputati (a parte gli 11 che sono stati definitivamente congelati con la deliberazione della Camera del luglio scorso). Non so se molti colleghi parlamentari e perfino della Casa delle libertà abbiano letto con attenzione la norma in base alla quale si opera questo aggiramento. L'appartenenza ad un gruppo politico organizzato, che è un sinonimo del termine coalizione introdotto nella legge elettorale all'articolo 84, viene statuita da questo provvedimento nel modo seguente: «L'appartenenza della lista al gruppo politico organizzato si desume dal fatto che almeno un candidato - ripeto un candidato - di tale lista si è presentato anche in un collegio uninominale di una qualsiasi circoscrizione, distinguendo la propria candidatura uninominale anche con il contrassegno del gruppo politico organizzato». Per dirla in parole semplici e chiare a tutti, basta che Silvio Berlusconi per Forza Italia e Gianfranco Fini per Alleanza nazionale - si tratta delle due formazioni della Casa delle libertà che hanno superato la soglia del 4 per cento - si siano presentati sia per il proporzionale sia per il maggioritario. Il fatto che un solo candidato abbia fatto ciò diventa il meccanismo della legge elettorale per definire un gruppo politico organizzato e per permettere l'appropriazione indebita - vorrei dire - di futuri deputati, in base a questa modifica delle regole del gioco elettorale. Ho già detto in altri momenti e dico qui in conclusione che il principio politico in base al quale si sta realizzando tutto ciò è improntato ad una forma di primitivismo politico. Si dice: quelli sono voti dati alla Casa delle libertà, devono eleggere deputati della Casa delle libertà. Ma non è avvenuto così con il sistema elettorale, perché il sistema elettorale è un meccanismo di trasformazione dei voti in seggi. Pensiamo a tutti i voti che sono stati dati a liste che non hanno superato la soglia del 4 per cento: in quest'aula, le liste dell'UDC - CCD all'epoca -, della Lega, del Girasole, dei Comunisti italiani; fuori da quest'aula, le liste dell'Italia dei valori, della lista Bonino, di Democrazia europea e via elencando. Si tratta di un totale di 8 milioni 300 mila voti e passa. Ripeto: 8 milioni 300 mila voti e passa. I seggi corrispondenti a questi voti, dati a liste che non hanno superato il 4 per cento, sono stati ridistribuiti fra le liste che hanno superato la soglia: Alleanza nazionale, Forza Italia, Margherita, Democratici di sinistra e Rifondazione comunista. Quindi, 8 milioni di voti, relativi all'intero schieramento politico, perché ci sono liste di destra, di centro e di sinistra, sono stati utilizzati diversamente rispetto al voto espresso dai cittadini, grazie al sistema elettorale. E tutto ciò è avvenuto perché alcune liste non hanno superato la soglia del 4 per cento. Questa è una forma - lo ripeto per l'ultima volta - di primitivismo politico, di primitivismo culturale, di totale non conoscenza dell'abc del diritto elettorale, che si trova scritto in qualunque manuale di diritto elettorale. PRESIDENTE. Onorevole Boato, la invito a concludere. MARCO BOATO. Ho concluso, signor Presidente. Quindi, vi sono ragioni di costituzionalità e ragioni di merito. Certamente, una cattiva legge si può fare: noi possiamo votare contro. Voi avete il diritto di farlo per il futuro, a partire dalla XV legislatura. Possiamo non condividere il testo e votare contro, ma se avete la maggioranza potete farlo. Quello che state facendo - ma non avreste il diritto di fare, perché è palesemente incostituzionale - è modificare retroattivamente i meccanismi della legge elettorale. Questo è un vero e proprio scandalo istituzionale, totalmente privo di precedenti nella storia della Repubblica italiana. E questo scandalo istituzionale lascerà un segno drammatico sulle nostre istituzioni.
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MARCO BOATO |
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